Sono lontani i tempi in cui la politica parlava il “politichese”. Immagini sbiadite di Prima Repubblica, quando le decisioni si prendevano nel segreto delle stanze di partito e solo dopo si comunicavano alla stampa. La politica annoia, è criptica. Poi arriva il ’94: il passaggio alla seconda Repubblica. Cambiano gli attori, arrivano i mattatori. Berlusconi in primis traccia la strada che cambierà il modo di concepire la comunicazione. Arriviamo ai giorni nostri: i politici invadono i palinsesti televisivi ad ogni ora del giorno e della notte; l’avvento dei social apre nuove platee, prima sconosciute. Da qui passa il consenso.
La comunicazione si fa diretta, “parla alla pancia”. Messaggi brevi, martellanti, meglio se lanciati dalle piattaforme social. La politica esce dai palazzi e invade il web.
Nel nuovo mondo, il politico è un prodotto da promuovere, raccontare, confezionare, investire di una carica emozionale, lanciare e alla fine accompagnare alla vittoria.